Spesso mi sono interrogata su cosa favorisca un buon parto e la risposta è stata continuamente la stessa… è dura!
E’ dura perché non siamo sempre sincere con noi stesse, perché viviamo in una comunità che tenta disperatamente di porsi al di sopra della natura, di annientare il rischio, di pretendere l’eccellenza.
E quindi forse, la risposta è…”essere sincere”, sapere ammettere che non intendiamo abbandonarci, che non siamo disposte a perdere il controllo, e non per affidarlo ad altri, ma proprio …per perdersi! semplicemente, spaventosamente PERDERSI!
Non siamo disposte a farlo, e se anche lo fossimo, viviamo in micro comunità, che non lo permetterebbero di sicuro.
Viviamo i nove mesi di gravidanza come una lunga e silenziosa malattia, per quanto se ne dica, facciamo esami tutti i mesi, tanti dei quali inutili, dettati solo dalla paura dei professionisti che temono l’ingiusta responsabilità di cui li carichiamo.
Nove mesi affidate alle cure di altri, che ci dicono cosa mangiare, quanto mangiare, se stiamo bene, se stiamo male, riducendo il grandioso e inspiegabile miracolo che stiamo compiendo, a curve, grafici, punteggi, calcoli e indici… non serve…o meglio…non basta.
C’è altro!
C’è l’angosciante, quanto innegabile, consapevolezza dell’infinità volubilità della vita!
Pretendiamo di essere onnipotenti, non accettiamo di non essere “il fine”, ma “un tramite”, il portale di altro… Credo che la prima importante condizione sia questa: restare in apertura, abbandonare tutto ciò che ci incasella, ci lega, ci “protocolla” e iniziare a scegliere e ad assumerci le responsabilità delle nostre scelte, nessuno deciderà per noi durante la nostra gravidanza o il nostro parto, forse ci faranno credere di farlo, ci “consiglieranno” ma poi ti sottoporranno il fatidico “consenso informato” che in ogni caso li solleva da ogni responsabilità… Quindi si, scegliere! senza paura! da subito!
Non c’è argomento, scienza o teoria che non siamo in grado di comprendere e di discutere…soprattutto se si tratta di uno stato fisiologico come quello della Gravidanza, non abbiamo bisogno di bugie e pillole zuccherate, abbiamo bisogno di verità e di consapevolezza!
Quante bugie per millenni ci sono state raccontate, c’è voluto tanto tempo per plasmare le nostre coscienze, un lavoro minuzioso e infido, che ha fatto leva sulle nostre peggiori paure e debolezze: la morte, il bisogno di appartenenza, il timore di un dio (uomo …sempre) e i tabù.
Sarebbero centinaia, che dico, migliaia, le menzogne circolate sulla nascita, ma mi sono divertita a trovarne 5, e allora ecco la mia Top-five:
Iniziamo con la prima … la migliore, quella più gettonata, quella “da dove tutto ebbe inizio”…
✽”…E TU DONNA PARTORIRAI CON DOLORE”
Ecco, e da lì non fu più la stessa cosa.
Sappiamo bene oramai quanto possa fare la fede, sopratutto sulle persone disperate, su quelle che in qualcosa devono credere, perché se no, nulla avrebbe più senso. Ed ecco la Bibbia, arrivare in soccorso, in un epoca fatta di uomini a caccia di streghe, fattucchiere che provavano lunghi e meravigliosi orgasmi, pericolose e bellissime donne che sapevano come provare piacere e regalarne, in tutto questo, il parto era ancora un neo, come fare, per privare le donne della loro libertà di dare alla luce? come fare per renderlo necessario ma insopportabile?
“…rendiamole delle martiri, educhiamo le loro figlie alla paura, ripetiamo loro quanto è doloroso, spaventiamole sin da bambine, non lasciamo che si tocchino, che comprendano quanto potere hanno, togliamo loro gli strumenti per viverlo come un momento sessuale, e non potranno più fare a meno di noi”
Il parto è un atto sessuale, oggi lo sappiamo, sappiamo che fa parte della sfera sessuale della donna come il sesso, tanto che è comandato dagli stessi ormoni.
Oggi, possiamo capire il motivo per cui per millenni ci hanno terrorizzate, ci hanno costrette a fredde sale parto, con le cosce legate a dei gambali, come nel peggiore dei film horror, reffillate di droghe e gas di ogni genere, rasate, purgate, costrette al silenzio, ammonite se troppo agitate o eccitate, lo possiamo capire, e forse anche perdonare… quello che non possiamo fare è continuare a dirci bugie, se il nostro parto è stato terribile e doloroso, lo è stato perché non abbiamo potuto godere del parto, perché non siamo state abbastanza coraggiose da rinnegare gli argini che ci hanno “offerto”. Ammetterlo, è di per se già una enorme guarigione!
E se io vi dicessi, che la traduzione di quella sciagurata frase è diversa, se vi dicessi che non si parla di DOLORE… che ci hanno prese in giro, che come un ipnosi protratta nei secoli, ci siamo convinte del fatto che faccia male, e noi abbiamo tutte iniziato a sentire dolore? possibile?
si… lo è, perche se voi aveste visto ciò che ho visto io, ciò che in molte hanno visto, capireste che è una enorme, bibblica bugia.
Pretendete il vostro parto… non la TIN, bramate la “ètzev” (dall’ebraico passione, fatica) perchè è cosi che è scritto… “tu donna partorirai con Passione”
…e allora andate a cercarla, per voi e per le vostre figlie!
✽ “CORSO PREPARTO MI RACCOMANDO…SERVE TANTISSIMO!”
Parliamone, dipende!! Il corso preparto prepara poco… pochissimo, la maggior parte in modo didattico, riempiendo la mamma d’informazioni, e passando in questo modo l’errata convinzione di poter, anche in quell’occasione, mantenere il controllo… non è così!
Se la donna resta tanto lucida da ricordare cosa le aveva suggerito l’ostetrica al corso preparto, o cosa succederà una volta arrivata a 7 cm di dilatazione, significa avere scelto il corso preparto sbagliato!
Come spesso ho sentito dire o letto sui lavori di Preziosi Ostetrici come Odent per esempio o Leboyer, la donna rispettata in travaglio si isola, spegne la neocorteccia dove sono “salvati i nostri file recenti” (per usare un lessico 2.0), tra cui appunto, anche il corso preparto, si riconnette a quella parte antica di conoscenza che le permetterà di partorire.
Ogni stimolazione alla “memoria recente”, appunto la neocorteccia, rappresenta un, più o meno piccolo, passo indietro. Il corso preparto non deve essere un mini corso in ostetricia, non deve spiegare i protocolli del parto all’interno di uno specifico Ospedale, ma deve aiutare la donna a ritrovare sicurezza, la consapevolezza di SAPER PARTORIRE, di cui la medicalizzazione ci ha pian piano private.
Ho progettato, fortemente desiderato e costruito, un percorso preparto differente!
Cerchiamo continuamente di migliorarci, di aggiungere, di ampliare e trasformare il percorso in maniera quasi individuale, ma sono convinta, e più gli anni passano, più me ne viene data conferma dai fatti, che l’unico vero modo per prepararsi al parto non sia leggere, studiare, appuntarsi nozioni e imparare, bisognerebbe poter rincominciare a vivere il parto…ristabilire l’ordine delle cose, che vedeva le donne con le donne e per le donne.
Il parto, da che ne abbiamo memoria, era un momento tutto femminile, c’erano comunità in cui gli uomini partecipavano, certo, ma era un sapere in mano alle sole donne, donne che davano alla luce e donne che accoglievano la stessa luce.
Quando era il momento, sapevi a cosa andavi incontro, non te lo avevano spiegato, ma avevi visto, ascoltato, aiutato e sostenuto altre donne prima di te. C’è un’enorme differenza!!
Oggi siamo sole.
Il corso preparto è l’unico strumento che abbiamo, quindi ben venga, ma va scelto con cura, possibilmente NON all’interno di un ospedale e magari potrebbe essere molto utile partecipare a cerchi di donne, tende rosse, momenti di aggregazione femminili e seminari.
✽ “LA DOULA? COS’E’…UNA SPECIE DI OSTETRICA?”
La Doula non è una figura sanitaria, e si occupa di sostenere e accompagnare la mamma, in gravidanza, durante il parto e nel post parto attraverso le scelte e la ricerca delle informazioni, da parte della cliente.
Spesso siamo additate, accusate, di fare qualcosa per cui non siamo preparate, ma in realtà, la Doula “non fa” proprio nulla, nulla che non potrebbe fare anche una sorella, una madre, un’amica, ma con la differenza di un profondo lavoro su se stesse che in teoria prepara la Doula all’accoglienza e al sostegno senza giudizio.
Non che non abbia una sua idea, per carità, alcune di noi sono persone molto preparate e qualificate: psicologhe, infermiere, ibclc, ostetriche e altro ancora…, ma la difficoltà e la grandezza del nostro lavoro sta proprio li, nell’essere in grado di accogliere e proteggere il sogno di nascita che la mamma si costruisce pezzettino per pezzettino. Gioiamo di ogni sua conquista, anche laddove non avremmo fatto la stessa scelta, ma è il suo viaggio, io semplicemente mi siedo affianco, pronta, osservo e trasformo, elaboro e traduco, ma senza mai sostituirmi o prevaricando la mamma. Nello specifico di solito organizzo con la cliente una serie di incontri preparto, durante i quali ci si conosce, si parla… ma anche no, si legge… ma anche no, si lavora…ma anche no! sicuramente si cresce, quello sempre!
La Duola cerca di rendere l’esperienza di maternità della donna più gratificante possibile, e lo fa utilizzando stumenti creativi di ogni tipo. Ovviamente ci si rende reperibili, se la mamma lo desidera, per il travaglio e il parto, che deve quindi SEMPRE essere assistito da personale Ostetrico, a casa o in ospedale. Nelle settimane/mesi successivi mi reco, secondo quanto stabilito prima del parto, ma anche e soprattutto in base all’esigenza della mamma, presso la casa della nuova famiglia. Nel postparto, in base alle proprie competenze, la Doula può essere più o meno autonoma, sarà una semplice ma fondamentale spalla, oppure potrà, intuendo o osservando le difficoltà della mamma, proporre incontri con professionisti in base alla specificità del bisogno.
✽ IL PARTO IN CASA? IL MIGLIORE!
NO! Io non lo consiglierei, nè come mamma che lo ha vissuto, tantomeno come Doula, sarebbe sbagliato, oltre che pericoloso. La nascita, è un momento delicato, “Grave” come lo definiva Leboyer, e la soluzione non è togliere Gravità, ma accettarla, più si è disposti a farlo, più sarà naturale scegliere un ambiente domestico, rispetto a quello ospedaliero.
Il problema è che non è facile comprenderci intimamente, non è facile prendere atto di alcune nostre paure o zone d’ombra, quindi pensare di poter da un momento all’altro consigliare “a caso” il parto in casa a tutte, credo sia oltre che pericoloso , moralmente sbagliato. La donna deve conoscere, quello sì, bisogna iniziare, come facciamo ai nostri corsi preparto, a parlare di “Luoghi del parto”, a non dare per scontata nessuna delle possibilità, sarà la stessa donna a decidere come e dove partorire.
Personalmente ho amato il mio terzo parto, l’ho nutrito come si fa con una creatura, un fiore, un sogno… poi, a poche settimane dalla nascita ho avuto paura, ho rimesso tutto in discussione, ho ammesso i miei dubbi a me e alla mia famiglia. Le mie paure sono state accolte dalle mie ostetriche, che hanno compreso il mio bisogno, e “sostenuto i miei dubbi”, li hanno , come dire, resi “leciti”. Mi sono sentita compresa e al sicuro, così, quando è stato il momento per Lili di nascere, ero in casa, con loro, e la paura? … scomparsa, nessun dubbio, nessun timore, la mia bambina è nata in salotto, al buio, atterrando sulle mani morbide e calde della mia ostetrica.
E’ stata dura, molto più dura degli altri parti, ma… come dire, è stato un altro modo, un’altra cosa, altro rispetto a quello cui ero abituata, forte, intenso e vero, solo io e il mio travaglio, wow… se ci ripenso mi commuovo e mi manca, proprio come mancherebbe una creatura tua, qualcuno che hai nutrito e amato per nove lunghi mesi.
✽ MA SI…L’IMPORTANTE E’ CHE STATE BENE
Una buona nascita dà alla mamma una forza straordinaria, oltre allo “stato di grazia” dovuto alla scarica ormonale di endorfine che sono rilasciate al momento della nascita.
La soddisfazione e l’orgoglio di “avercela fatta” sono un grande incentivo all’autostima e alla fiducia in se stesse, che sarà fondamentale per una serie di processi necessari che seguono il parto: l’allattamento prima di tutto, ma vale per qualsiasi situazione ci si presenti in questa nuova vita a tre… dal controllo di crescita alla nanna, dallo svezzamento alle vaccinazioni… Un brutto parto, non fa di noi madri peggiori o incomplete, anzi! Ma rende tutto più difficile, perché mentre cerchiamo di osservare ciò che accade dentro di noi, mentre cerchiamo di elaborare il “lutto di un parto mancato”, o l’umiliazione di una qualsiasi violenza ostetrica, intorno a noi succedono cose che in nessun modo tengono conto del nostro momento di stallo. Perdiamo il sonno, non abbiamo tempo per la doccia, magari fuori piove, e nessuno a parte la mamma viene a trovarci, oppure vengono in troppi… insomma, non è una buona partenza.
Non sono una psicologa, ma sono mamma di tre bambini e ho assistito a diverse nascite, quello che so riguarda solo la mia esperienza personale o quello che ho letto sull’argomento, però una cosa secondo me va detta! Quando una donna arriva al momento della nascita, spesso si trova a faccia a faccia con nodi del proprio passato, con traumi magari mai rielaborati; ecco quindi che il parto può essere la cura, o un coperchio di un vaso che va in frantumi, creando voragini emotive e psicologiche che possono portare poi alla depressione. Esistono … “mille e una sfumatura” di momenti difficili dopo il parto, alle mamme va detto già prima, che è tutto normale, che può succedere.
Nei nostri percorsi, invitiamo spesso le mamme ancora in attesa, agli incontri postparto di altre, proprio perché secondo noi è un ottimo modo per introdurre quale sarà la condizione al rientro. La mamma aiutata, da una persona competente e preparata, che sappia accogliere con il giusto peso il mutamento soprattutto emotivo del puerperio, impara a prendersi cura prima di tutto di se stessa, e conseguentemente del suo bambino. La depressione postparto può essere molto pericolosa, ma un’ostetrica accanto in gravidanza ad esempio, e un parto rispettato e nutriente, possono già di per sè essere un deterrente.
In bocca alla lupa …Donne selvagge!
bellissimo articolo. sono affascinata da questa magia, non ho studiato nulla in merito , ma sento in me la certezza che quella cosa lì sia una cosa naturale. Quando parlo di tutto questo le mie amiche mi guardano come se fossi una pazza “no , no che schifo” . invece io non ci vedo nessuno schifo , ma solo un caldo rifugio ed un miracolo che nutre una piccola creatura anche dopo il parto , cioè un piccolo miracolo.
Per problemi di salute a tempo debito dovrò avere un parto cesareo e sono molto triste di non potere avere un parto naturale , chissà se ci sarà per la mia creatura un modo per avere comunque con se la sua “madre” placenta ?! graze Sara , sei una meraviglia e leggerti mi commuove sempre. Con stima
Josephine